È merito di Kiichiro Toyoda se la Toyota, azienda giapponese inizialmente specializzata nella produzione di macchinari tessili, si è trasformata in una Casa automobilistica. Scopriamo insieme la storia dell’imprenditore nipponico, artefice dei primi successi del marchio.
Kiichiro Toyoda nasce l’11 gennaio 1894 nella prefettura di Shizuoka (Giappone): il padre Sakichi è il fondatore della Toyota Automatic Loom, società creata solo quattro anni prima dedicata alla produzione di telai per la tessitura. Dopo essersi laureato in ingegneria all’Università di Tokyo inizia a lavorare nell’azienda di famiglia e prende una decisione che cambierà il futuro dell’automobile.
Negli anni Trenta le automobili iniziano a prendere piede e per questa ragione Kiichiro – poco prima della morte del padre (avvenuta nel 1930) – sceglie di puntare sui mezzi a quattro ruote. Una decisione all’epoca rischiosa che si rivela azzeccata.
Kiichiro Toyoda crea la Toyota Motor Company, ne assume la presidenza nel 1940 – quattro anni dopo la nascita della prima automobile del marchio (la Model AA) – e la mantiene fino al 1950 quando si ritrova costretto a lasciare in seguito ad un calo delle vendite e dei profitti. Muore il 27 marzo 1952.
L’unico figlio di Kiichiro – Shoichiro – nasce nel 1925 e diventa presidente Toyota tra il 1982 e il 1992. Il figlio di Shoichiro – Akio – nasce nel 1956 ed è l’attuale CEO della società.
La Toyota, che nel 2012 ha festeggiato i 75 anni di vita, è uno dei marchi automobilistici più importanti del mondo. Scopriamo insieme la storia di questo brand, fatta di successi economici e innovazioni tecnologiche.
La Toyota nasce ufficialmente nel 1933, cioé quando la Toyoda Automatic Loom – azienda creata nel 1890 e dedicata alla produzione di telai per la tessitura – apre una filiale rivolta alle automobili. A capo di questa sezione viene messo Kiichiro Toyoda, figlio di Sakichi (primo fondatore dell’azienda).
Nel 1934 viene costruito il primo motore: il Type A è un 3.4 a sei cilindri in linea da 62 CV copiato da un’unità Chevrolet del 1929 che viene montato nel 1935 sul prototipo A1 e pochi mesi più tardi sul veicolo commerciale G1.
La prima auto realizzata dalla Toyota è la Model AA del 1936, dotata della stessa meccanica del prototipo A1 e di un design molto simile a quello della Chrysler Airflow.
Nel 1937 la Toyota Motor Company diventa un marchio indipendente. La scelta di Kiichiro di non usare il nome Toyoda riguarda la scaramanzia: per scrivere Toyota in giapponese ci vogliono infatti otto (numero fortunato) colpi di pennello anziché sette.
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale la produzione di automobili viene sospesa per privilegiare i modelli destinati all’esercito. Non aiuta il bombardamento della fabbrica di Aichi.
La produzione di automobili Toyota riparte nel 1947 con la SA: un modello – disponibile con due sole porte e con uno stile che ricorda quello della Volkswagen Maggiolino – che si distingue dagli altri per il motore a quattro cilindri (1.0 da 27 CV), per le sospensioni a quattro ruote indipendenti e per la carrozzeria aerodinamica.
Dopo un periodo di crisi la Casa giapponese si riprende nel 1950 quando fornisce 5.000 veicoli all’esercito americano per la Guerra di Corea mentre nel 1951 debutta sul mercato il fuoristrada BJ, antenato della famiglia Land Cruiser. Realizzato principalmente per usi militari, è più grande della Jeep e più potente: merito del motore 3.4 a sei cilindri da 86 CV.
Nel 1957 la Crown (berlina o station wagon con motori benzina e diesel da 1,5 a 1,9 litri) diventa la prima Toyota esportata negli USA mentre nel 1959 viene aperto lo stabilimento di Motomachi.
Toyota si espande negli anni Sessanta: viene prodotto l’esemplare numero “10 milioni” e iniziano gli accordi con Hino e Daihatsu.
Risale al 1962 il primo sbarco in Europa – con due Toyopet Tiara (due, tre o quattro porte con motori da 1 a 1,9 litri) in Finlandia – mentre nel 1963 viene prodotta la prima vettura della Casa nipponica fuori dai confini giapponesi, in Australia. Nel 1968, in Portogallo, vengono invece assemblati i primi esemplari in Europa.
Negli anni ’70 la Toyota diventa un marchio sempre più globale: nel 1975 – anno in cui il finlandese Hannu Mikkola ottiene il primo successo nel WRC per la Casa giapponese nel Rally dei 1000 Laghi al volante di una Corolla – diventa il primo marchio di importazione negli States e l’anno seguente viene raggiunto l’importante traguardo del milione di veicoli esportati.
L’immagine in Europa del marchio viene migliorata dal lancio di tre sportive coupé: la MR2 del 1985 (motori 1.5 e 1.6 montati in posizione centrale e trazione posteriore), la Supra Mark III del 1986 (propulsori da due a tre litri) e la Celica T160 del 1987 (disponibile anche in versione spider e con motori da 1,6 a 2 litri).
Nel 1987 Toyota e Volkswagen siglano un accordo per la produzione del pick-up Hilux (Taro per il marchio di Wolfsburg) in Germania e nel 1989 viene creato il brand di lusso Lexus.
Nel 1992 la Toyota inizia a produrre nel Regno Unito la Carina E (conosciuta anche come Corona T190): una berlina con motori da 1,6 a 2 litri.
Nel 1997 è invece l’anno della svolta ibrida con la Prius XW10, dotata di quattro porte e di un propulsore 1.5 a benzina abbinato ad un’unità elettrica che nel 1999 si aggiudica il prestigioso riconoscimento di “miglior motore dell’anno”.
Il terzo millennio di Toyota inizia nel migliore dei modi visto che nel 2000 la Yaris XP10 (prodotta in Francia e dotata di motori da 1 a 1,5 litri) viene nominata Auto dell’Anno.
Nel 2002 – anno in cui il pilota brasiliano Cristiano da Matta al volante di una Lola motorizzata Toyota si aggiudica il campionato statunitense di Formula CART – la Casa giapponese debutta in F1. I risultati non sono eccezionali: in otto stagioni (il 2005 l’annata migliore) il team ottiene solo tre pole position.
Nel 2005, in concomitanza con il via alla produzione in Repubblica Ceca della citycar Aygo in collaborazione con Citroën (C1) e Peugeot (107), la seconda generazione della Prius (la XW20 con motore 1.5) conquista il premio di Auto dell’Anno.
Nel 2009 una Toyota Camry guidata da Kyle Busch vince il campionato americano NASCAR Nationwide Series.
È la prima (e per il momento unica) volta che questa serie viene dominata da una Casa non statunitense.