Come quasi sempre accade, i cambiamenti storici, economici e culturali, nel loro affermarsi e consolidarsi, si appoggiano su parole alle quali è affidato il compito di esprimere la novità. Nella seconda metà del Settecento, si è affermato un modo di pensare che oggi ci è consueto: in tedesco la parola è “Aufklärung”, “delucidazione”, “chiarimento”. Ma contribuiscono significativamente a definirne il senso anche le diverse traduzioni: “Enlightenment”, “Lumières”, “Ilustración”, “Illuminismo”.
Negli Anni 20 e 30 del XX secolo, Henry Ford è la figura simbolica. Ma la parola “fordismo” si afferma, prima che in inglese, in tedesco, in russo e in italiano: è il titolo, nel 1924, di un pamphlet del barone Gottl-Ottlilienfeld; è oggetto di attenzione in Unione sovietica agli albori dello stalinismo; Antonio Gramsci, scrivendo in carcere nel 1934, usa la parola mentre riflette sull’organizzazione del lavoro della Fiat tra il 1919 e il 1920, quando gli operai lottavano per l’istituzione dei Consigli di fabbrica.
Possiamo dunque chiederci con quale parola, tra 100 o 200 anni, definiremo la nuova forma organizzativa digitale, che ci appare giorno dopo giorno più evidentemente presente, eppure non ancora chiara ai nostri occhi.