SMART WORKING- 5 idee chiave per orientarci nella "nuova normalità"

Le nostre imprese hanno reagito all’emergenza.

E lo hanno fatto dimostrando una tenacia e un orgoglio equiparabili al solo all’impegno dei nostri avi nel Dopoguerra. Ma non siamo ancora al sicuro, e ci si pare dinanzi uno scenario ancora tutto da definire. Una “nuova normalità” da conquistare.

In questa transizione lo smart working gioca, allora, un ruolo essenziale.
Il lavoro da remoto può già considerarsi un nuovo modello strutturale?
 
Valutiamone allora insieme, sinteticamente, 5 aspetti fondamentali:

 

1. REMOTE WORKING Il risultato più evidente di questa prima fase è la lenta ma inesorabile transizione al digitale e ll trasformazione dei nostri spazi di lavoro. Lo smart working massivo della pandemia ha fatto superare molti pregiudizi ed è stata l’occasione per migliorare le competenze digitali e ripensare i processi aziendali. Secondo le più recenti rilevazioni dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, in Italia dovrebbero esserci al momento più di 5 milioni di smart worker, dieci volte il numero rilevato nel periodo precedente la pandemia. È inoltre opinione diffusa che lo Smart Working, fenomeno che oggi sarebbe meglio definire “remote working”, sarà sempre più pervasivo in futuro a prescindere dagli eventi legati al Covid: le aziende si stanno preparando ad accogliere un modello di lavoro sempre più ibrido e diffuso, svincolato dalla postazione fissa, dall’orario fisso e dal controllo di presenza, ma sempre più focalizzato sull’employee, sugli obiettivi che deve raggiungere e sul suo empowerment, che gli consente di scegliere dove e come vivere l’esperienza lavorativa. Lo smart working ci ha dimostrato che conciliare vita e lavoro è possibile, senza sacrificare l’una e  con effetti positivi sulla produttività.Va forse ricordato che lo smart working è stato concepito per dare ampio spazio alla fiducia e all’autonomia. Nell’idea originale, questa modalità si basa non su un numero di ore lavorative prestabilite e fisse, ma su precisi obiettivi da raggiungere in un dato arco temporale.

 
2. RISORSE UMANE Al di là delle interpretazioni, il lavoro da remoto ha comunque garantito continuità alle nostre attività lavorative. E ora, lo smart working ci offre, finalmente, la grande opportunità di ripensare i nostri spazi lavorativi e migliorare il bilanciamento tra la vita e il lavoro.In questa ottica, la responsabilità è sicuramente il primo concetto chiave da trasmettere.La nostra autodisciplina nel lavoro da remoto combinata alla capacità di responsabilizzare i nostro collaboratori risulterà determinante in questa nuova fase. La transizione digitale è impossibile, o almeno inefficace, senza un capitale umano debitamente formato. 
 
3. SICUREZZA Se implementato in modo opportuno, cioè con una giusta miscela di cultura, organizzazione, leadership e strumenti connessi, lo smart working non è solo un’assicurazione di continuità del business, ma una forte spinta verso produttività ed efficienza.
Se è importante adeguare il lavoro online agli standard d’ufficio e favorire il cambio di passo verso una piena integrazione tra le modalità lavorative, ancora grandi lacune emergono in aree essenziali. Lo smart working espone l’azienda a nuovi rischi, alimentati dall’uso di dispositivi personali, dallo shadow IT, da connessioni non sicure e dalla condivisione di dati al di fuori del perimetro aziendale. La soluzione è un cambio di paradigma a livello di sicurezza. 
Si tratta infatti di abilitare un workplace digitale integrato e sicuro che permetta ai dipendenti di replicare da remoto, e quindi senza vincoli di spazio e tempo, la stessa attività svolta in ufficio.
Abilitare il paradigma del “lavoro agile” e sicuro richiede una miscela di fattori: innanzitutto, bisogna prendere atto che i modelli di sicurezza tradizionali, fortemente incentrati sulla protezione perimetrale, vanno aggiornati in funzione di un modello lavorativo estremamente fluido e dinamico, che prevede device diversi e sconosciuti ai modelli di lavoro tradizionali e in cui le risorse aziendali, dati e applicazioni, rientrano in una sinergia di ambienti on-premise, cloud privati e pubblici di diversi provider. È palese il fatto che il concetto stesso di sicurezza vada rivisto in termini olistici, cioè di protezione degli accessi, di gestione puntuale delle identità e di protezione delle reti, delle applicazioni e dei device stessi, così da permettere a ognuno di lavorare dove vuole, quando vuole e nel rispetto delle policy aziendali.
 
4. CULTURA L’emergenza sanitaria si è trasformata in un grande test sulle capacità di resilienza per le donne operatrici sanitarie, le donne imprenditrici, le donne lavoratrici in generale, per le mamme che si sono dovute improvvisare insegnanti, ma anche compagne di gioco dei propri figli. Le donne sono state forse l’unico collante per il nucleo familiare, facendosi carico in maniera maggiore della chiusura dei servizi, scuola in primis. Per riuscire nell’impresa, sono state necessarie competenze trasversali di organizzazione, empatia, capacità di coordinamento, competenze che ci accompagnano le donne ogni giorno a casa e che sono state valorizzate ma anche messe a dura prova nella prima fase dell’emergenza.
 

 

5. MANAGEMENT E allora, di fronte ai difetti strutturali del nuovi sistema, dobbiamo riaffermare con piglio e con più decisione che mai il nostro ruolo guida per le nostre aziende. Il nuovo sistema ci impone una nuova cultura manageriale, favorita certamente da attività di networking e formazione condivisa. Non sta alla politica, ma a noi guidare oggi, davvero, il primo passo verso il cambiamento.